“Let eat be”: come esportare la cultura italiana all’estero

Un soggiorno alla scoperta della cultura gastronomica siciliana, un’occasione per visitare le bellezze locali e cimentarsi nella cucina attraverso vere e proprie lezioni pratiche e competizioni in stile “Prova del cuoco”. Tutto questo è stato “Let eat be”, evento organizzato dai membri della sede catanese di AEGEE dal 7 all’11 giugno scorso. Il soggiorno ha visto la partecipazione di 15 ragazzi provenienti da Russia, Germania, Austria, Finlandia, Olanda, Grecia, Malta, Svizzera e Ungheria. Lo scopo da cui è nata l’iniziativa? Far conoscere all’estero una variante della cucina italiana meno nota all’estero, quella del sud, con i suoi odori, le sue spezie tipiche i suoi ingredienti peculiari.

Il primo giorno: gli arrivi

I partecipanti arrivano tutti a orari diversi, in base ai voli. Valigie in mano, un po’ spaesati per la novità, ma ugualmente eccitati. Tutti vengono da paesi più o meno diversi dall’Italia, la maggior parte non avevano mai visitato la Sicilia. Sono colpiti dal caldo improvviso, dai mercati affollati di persone che vendono pesce e verdure, dal suono del siciliano, per loro incomprensibile.

Il primo giorno è dedicato, innanzitutto, alle registrazioni ed alla presentazione dell’evento tenuta dalla coordinatrice che da’ il benvenuto a tutti i partecipanti e fornisce informazioni utili sull’associazione e la città.

Una volta soddisfatte le curiosità di tutti, si procede con la prima attività, il City tour di Catania, organizzato da Davide Verdirame e Giuseppe di Marco, entrambi soci attivi di AEGEE-Catania. I ragazzi sono guidati tra le strade del centro storico di Catania a visitare i principali punti di interesse: Castello Ursino, il Duomo, Via Crociferi e le sue numerose chiese, Piazza Teatro Massimo. Gli organizzatori, nei panni di vere e proprie guide, danno informazioni di carattere storico, architettonico e folkloristico su ogni monumento, il tutto rigorosamente in inglese. I partecipanti sono interessati specialmente alle leggende e agli aneddoti di cui la coordinatrice Giovanna risulta ghiotta e che riesce a raccontare ad ogni fermata del tour.

Prima lezione di cucina

Si rientra in ostello; breve pausa e poi si inizia, come da programma, con la prima lezione di cucina: arancini. I partecipanti hanno a loro completa disposizione la cucina dell’ostello. La chef del giorno si chiama Lucia Zocco ed è una storica socia di AEGEE che si destreggia eccellentemente in cucina. I partecipanti sono divisi in due squadre, “tomato team” e “aubergine team” ognuna delle quali ha un organizzatore italiano come capo squadra.

Si affettano gli ingredienti, si impasta il riso, si farcisce e poi si formano delle sfere deliziose, infine in friggitrice. Una volta pronti questi timballi tipici della cucina siciliana e apprezzati in tutto il resto d’Italia, la giuria vota valutando velocità nella preparazione, lavoro di squadra, estetica ed equilibrio dei sapori.

Dopo la fatica, i partecipanti sono ricompensati da una bella mangiata di ciò che loro stessi hanno cucinato. Infine, ci si prepara e dopo un’ora circa si esce per il welcome party organizzato da AEGEE in un locale del centro storico.

Secondo giorno

La sveglia suona presto il secondo giorno, troppo presto, come si legge nelle facce dei partecipanti semi nascoste tra le lenzuola. Sì, perché la sveglia in realtà è umana, sono gli stessi organizzatori a bussare tra le stanze dei ragazzi urlando il “wake-up” (momento detestato in tutti gli eventi AEGEE in cui di norma si dorme molto poco e ci si alza molto presto, collezionando solo un paio d’ore di sonno a notte). Occhi gonfi, espressioni corrucciate: non è il modo migliore per iniziare la giornata, ma i volti si ammorbidiscono di fronte alla varietà di dolci presenti sul tavolo della colazione.

Ricaricati, si inizia con la seconda lezione di cucina: il tiramisù. Un piatto non rappresentativo della cucina siciliana, ma di quella italiana in genere, tuttavia scelto per il suo gusto e la praticità nella preparazione. I ragazzi imparano in fretta, si dividono i compiti, inzuppano, mixano, dispongono i savoiardi, tra risate e battute in almeno tre lingue diverse. In mezz’ora due bei tiramisù sono pronti per essere riposti in frigo e i partecipanti sono accompagnati dagli organizzatori in spiaggia per godersi qualche ora di mare siciliano.

Al rientro, ancora una doccia veloce e si continua con le attività. Prima, i ragazzi assistono ad una presentazione sulla tradizione culinaria siciliana, in cui sono discusse le origini storiche e culturali della cucina locale, la provenienza dei nomi delle pietanze e alcune leggende e curiosità. Poi si passa nuovamente alla pratica, con la preparazione di  due piatti piuttosto elaborati: la parmigiana e la pasta alla norma.

Ancora una volta, la giuria assegna il punteggio a entrambe le squadre e poi i partecipanti possono finalmente godere dei frutti della loro fatica. Entusiasti e con le pance piene, si preparano a un’altra serata fuori. Ogni sera, infatti, gli organizzatori hanno previsto feste e uscite che fanno parte del cosiddetto “social program”. L’evento risulta così una combinazione perfetta tra attività formative, scoperta delle bellezze locali e divertimento.

Terzo giorno

Un’altra sveglia vigorosa è necessaria per destare i partecipanti, stanchi e con poche ore di sonno alle spalle.

Il terzo giorno vede la preparazione di tre piatti molto elaborati, motivo per cui è uno chef esterno ad intervenire: caponata, pasta con le sarde e beccafico. Tre piatti rappresentativi al massimo del sapore della cucina siciliana, dalla preparazione complessa, ma, una volta conclusi, una vera gioia per il palato.

Il nostro chef si chiama Fabio Zuccarello e fa il cuoco di professione. Insegna ai ragazzi il modo giusto per affettare senza rischiare di perdere un dito, a pulire il pesce, preparare l’impasto di pangrattato per le sarde e l’agrodolce per la caponata. Una mattinata intera impiegata a tagliare verdure, friggere, impastare, ma il risultato finale è eccellente.

Il pomeriggio ci si sveste dei panni di cuochi per indossare quelli di turisti: inizia il tour guidato del piccolo borgo di Acitrezza, in provincia di Catania, luogo memorabile della Sicilia in cui Giovanni Verga ha ambientato il suo celebre romanzo I Malavoglia.

Quarto giorno

Arriva, poi, il momento di salutarsi. Quattro giorni sono forse pochi per abituarsi alla presenza dell’altro, pochi per approfondire una conoscenza, ancor meno per poter sentire una stretta allo stomaco al momento di dover pronunciare il fatidico: “See you, somewhere”. Eppure, è questo quello che puntualmente accade alla fine di un evento AEGEE. Aver condiviso, anche se per pochi giorni, sorrisi, fatica, emozioni, a fianco di persone che sai potresti non rincontrare più, rende nostalgici.

Le ultime due lezioni di cucina hanno per oggetto della creatività dei nostri ormai-abili-cuochi il risotto con verdure e scamorza (un formaggio affumicato dal sapore inconfondibile) e l’immancabile pizza. L’ultima lezione di cucina è probabilmente quella più soddisfacente per i partecipanti: una pizzeria catanese, infatti, ospita i partecipanti nella sua cucina e consente ad ognuno di loro di preparare la loro pizza personalizzata. Dalla stenditura, al condimento e l’infornata. I ragazzi sono entusiasti nei panni di veri pizzaioli italiani. Si divertono a giocare con la pasta, mettono molta fantasia nell’abbinamento dei condimenti, sfornano pizze dai bordi piuttosto irregolari, ma originali. Ce n’è persino una a forma di cuore. Ma ciò che conta davvero è che sono buonissime, ancora più buone perché fatte dalle loro mani.

Farewell

Si ritorna in ostello per recuperare le valigie già pronte dalla mattina all’ingresso. A poco a poco, i ragazzi iniziano a scambiarsi abbracci e “arrivederci” e ad allontanarsi con i loro accompagnatori verso l’aeroporto. Ci ringraziano, portano sotto braccio il ricettario dell’evento che è stato consegnato ad ognuno di loro e promettono che riproveranno a cimentarsi nelle preparazione delle pietanze siciliane, una volta a casa. Agli organizzatori rimane il sollievo di un evento ben riuscito, soprattutto grazie al lavoro di un’ottima coordinatrice, Giovanna Zuccarello, ed alla collaborazione di altri membri di AEGEE-Catania. E poi, immancabile, quel pizzico di nostalgia che di lì a poco viene sostituito da una nuova idea, da un nuovo progetto: si riparte con il prossimo evento, con un cassetto in più di esperienza da utilizzare e di bei ricordi da conservare.

Paola Roccella

by Gabriele Basile